I cambiamenti climatici stanno mettendo a dura prova il settore dell’agricoltura e dunque anche quello della viticoltura e della vinificazione. L’esperienza secolare nella produzione del vino e le conoscenze acquisite fino ai nostri giorni possono poco di fronte a siccità anomale, gelate fuori stagione, fenomeni estremi come uragani o grandinate.
La resa del vigneto, la qualità dell’uva, la quantità di fitofarmaci da impiegare sono sempre state strettamente legate all’andamento del meteo che influenza, nel bene ma anche nel male, il risultato finale. Ma adesso non si tratta più solo di prevedere che tempo farà, ma di mitigare gli effetti dannosi di fenomeni atmosferici capaci, in una sola volta, di distruggere un intero raccolto.
Mai come ora, dunque, l’uso della tecnologia può fare la differenza aiutando il tecnico del vigneto e l’enologo a minimizzare gli impatti dei cambiamenti climatici, ridurre l’uso di fitofarmaci, gestire le lavorazioni da remoto, rendere la viticoltura più produttiva e sostenibile. Già la chiamano viticoltura 4.0.
Viticoltura 4.0, la vinificazione “digitale”
All’ultima edizione di Fieragricola (marzo 2022), l’evento internazionale che si svolge a Verona, sono state presentate diverse soluzioni tecnologiche, dai droni terrestri guidati dai satelliti alle centraline meteo. E un recente rapporto dell’Oiv (l’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino) segnala ben nove trend digitali che promettono di rivoluzionare il settore:
- sensori digitali
- intelligenza artificiale
- robotica
- supporto satellitare
- simulazioni 3D
- blockchain
- e-label
- e-certificate
- logistica smart e automatizzata.
Alcune di queste tecnologie sono relative al prodotto finito, per garantirne la tracciabilità o aiutare il produttore nel marketing e nella promozione. L’e-label, ad esempio, grazie al QR Code può fornire al consumatore molte più informazioni rispetto alla classica etichetta cartacea incollata sulla bottiglia. Oppure la blockchain permette di tracciare in modo immodificabile tutta la filiera (varietà coltivata, trattamenti effettuati, ubicazione della vigna, data della vendemmia) a vantaggio sia del produttore che del consumatore finale.
Le simulazioni 3D, la robotica, il controllo satellitare, l’intelligenza artificiale eccetera entrano invece in gioco nella fase più critica, quella della gestione vera e propria del vigneto.
L’Internet of things, per esempio, permette l’uso di sensori e centraline che registrano e inviano moltissimi dati, come umidità del suolo, stadio di sviluppo dei frutti, temperatura atmosferica, vento, umidità fogliare: informazioni essenziali, ad esempio, in ottica di prevenzione delle malattie e che, in combinazione con l’intelligenza artificiale, aiutano il tecnico del vigneto a fare previsioni abbastanza attendibili su come andrà la campagna e a prendere le decisioni giuste nel momento giusto.
Oppure droni (sia aerei che terrestri) e robot capaci di eseguire operazioni di diserbo, potatura, irrorazione anche grazie ai satelliti (che inviano immagini, mappe e altri dati in tempo reale) e alle scansioni in 3D dei filari.
Il catasto digitale dei vigneti
La viticoltura 4.0 si fa strada, dunque, ma ci vorrà ancora tempo affinché queste tecnologie diventino operative su larga scala. In molti casi si tratta di metodi alla portata dei produttori più grandi, in grado di fare investimenti importanti in tecnologie e innovazione.
Quel che invece sarà già operativo dal 2023 e interesserà tutti i vigenti è il nuovo “catasto digitale”.
Si tratta del nuovo sistema unico di schedatura dei vigneti che farà il suo debutto a partire dalla campagna vendemmiale 2023/2024: in pratica, si stabilisce l’obbligo per i produttori di aggiornare lo schedario dei vigneti tramite il Sistema unico di identificazione delle particelle agricole (Sipa) che si basa su strumenti digitali come app grafiche e geospaziali satellitari.
Pur trattandosi di un nuovo obbligo per i viticoltori, il decreto del ministero dell’Agricoltura (che recepisce le indicazioni dell’Unione Europea) ha l’obiettivo di assicurare una sempre maggiore tracciabilità dei prodotti Doc, Docg ed Igt e promette di semplificare le procedure (presentazione di domande di contributo, aggiornamento delle superfici, verifica delle certificazioni ecc).
Il ruolo del tecnico del vigneto
Al netto di tutte queste innovazioni, rese disponibili dalle nuove tecnologie, resta comunque centrale il “fattore umano”, cioè la capacità di gestire, condurre e amministrare in modo efficiente sia la vigna che la cantina. E qui entrano in gioco le abilità professionali del tecnico del vigneto, che deve sapere cosa fare e quando per ottenere uve di qualità.
Come non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare (per dirla con Seneca), così un utilizzo efficace della tecnologia richiede una profonda conoscenza di come si cura un vigneto, di come si organizza una vendemmia, di come si analizzano i prodotti, di come si smaltiscono gli scarti e così via.
Insomma, dietro la macchina non può non esserci un professionista esperto. L’unico che può trarre davvero vantaggio dalle nuove tecnologie applicate all’agricoltura.
E quanto più le produzioni agricole si digitalizzano, tanto più cresce la domanda di figure professionali specializzate, competenti sia in tutti gli aspetti strettamente connessi alla professione (dai principi di fisiologia vegetale alle caratteristiche chimiche e microbiologiche dell’uva; dalle norme relative all’imbottigliamento e alla vendita e commercializzazione del vino ai metodi di sorveglianza), sia in quelli informatico-digitali (uso del computer, gestione dei dati, creazione di contenuti digitali, sicurezza).