All’interno delle imprese o delle aziende sono presenti diversi tipi di impiegati aventi differenti capacità e qualità nel proprio ambito lavorativo, ad esempio il tutor dell’apprendista.
Ognuno è infatti specializzato nel proprio settore, e pertanto deve ricoprire un determinato ruolo al fine di promuovere la funzionalità ottimale dell’impresa e il suo sviluppo, con conseguente arricchimento economico.
Ebbene, tutte le imprese (a prescindere dal settore lavorativo in cui operano) dispongono di diversi ruoli estremamente fondamentali per il funzionamento dell’impresa:
- Mentore
- Tutor
- Coach
Coach, mentore e tutor
Tutti questi caratteristici personaggi fanno parte della realtà lavorativa di ogni impresa, e ciascuno di loro ricopre un ruolo estremamente fondamentale. Purtroppo però, si fa spesso confusione tra i differenti ruoli che spettano all’uno rispetto che all’altro.
Questi personaggi possono inoltre essere ritrovati non solo in ambiti professionali, ma talvolta anche in alcuni enti pubblici o particolari istituti.
Le attività di coach, mentore e tutor variano quindi a seconda del loro settore lavorativo, e pertanto si richiedono delle capacità rilevanti a quel determinato settore. Di seguito potranno essere trovati tutte queste figure con i loro rispettivi ruoli e capacità.
Coaching
Il coaching consiste in un’attività di affiancamento o guida da parte di una persona specializzata in uno o più campi, verso il proprio cliente o un semplice allievo. Infatti, può essere fatto il comune esempio di un coach (tradotto in Italiano, “allenatore“) che allena i propri allievi al fine di farli migliorare o insegnarli il calcio, o un altro sport.
In ogni caso, a prescindere dal fatto che il settore lavorativo possa essere più o meno professionale, o sportiva, la figura del coach è vista come una figura dalla quale apprendere determinati insegnamenti in una particolare disciplina.
Innanzitutto, il coach in questione deve assolutamente possedere la consapevolezza e l’autostima giusta per insegnare le strategie apprese nel corso del tempo così come i propri insegnamenti.
La sua immagine deve inoltre essere percepita dal cliente o dall’alunno, ed è per tale motivo che il coach stesso deve in primis accettare le proprie responsabilità da coach, in modo da essere professionale e saper insegnare nel modo adatto chi lo affianca: in questo modo, si avrà un’immagine nitida del proprio coach e della sua severità.
Ovviamente, specie riguardo quest’ultimo, per severità o rigidità non si intendono dei metodi di insegnamento poco adatti al proprio cliente o ai propri alunni; il metodo d’insegnamento deve infatti essere proporzionale a determinati fattori caratteristici del cliente stesso, e soprattutto devono avere le basi del rispetto del prossimo, senza una severità eccessiva e non richiesta.
In tal modo, il successo di coach sarà probabilmente assicurato. Quest’ultimo aspetto in particolar modo rispecchia un’altra capacità che il coach deve possedere, ossia le scelte giuste da compiere: quali sono i metodi più adatti e come poter insegnare al meglio, cercando di far compiere meno errori possibili.
La professionalità del coaching si basa principalmente sul fatto che il rapporto che vi è tra il coach e il cliente è alla pari: il primo deve elaborare le strategie adatte al secondo, in modo che quest’ultimo possa facilmente arrivare agli obiettivi prestabiliti.
Sin dagli anni ’90 il coaching è un’attività presente nell’organizzazione delle imprese; già da allora, i manager (anch’essi figure importanti) venivano infatti affiancati dal coach per il proprio percorso di crescita e di sviluppo, in modo da evitare dei possibili errori da principianti.
Già da allora la figura del coach nel mondo del business ha iniziato la sua ascesa nel mondo professionale, come consulente esterno che lavora sulle prestazioni dei propri clienti o alunni, sui risultati ottenuti e, soprattutto, sul lavoro di squadra del team composto.
Il coaching si distingue quindi dal tutoring o dal mentoring in quanto non impone idee o contenuti, bensì mira semplicemente a raggiungere delle soluzioni, degli obiettivi e, talvolta, anche delle verità sotto il punto di vista personale del cliente.
Mentoring
Il mentoring consiste in un metodo di formazione. Quest’ultimo ha dei fini e delle capacità molto simili alla figura del coach, in quanto anche il mentore deve insegnare al proprio alunno o cliente a sviluppare determinate competenze negli ambiti: formativo, sociale e lavorativo.
Il mentore è quindi una persona dotata di molta esperienza, e che si occupa di trasmettere quest’ultima al proprio cliente; quest’ultimo inoltre, come già anticipato, apprende determinate competenze in un settore specifico.
Il mentoring risulta particolarmente complesso, in quanto deve disporre di più capacità rispetto al coach, anche se ve ne sono alcune in comune: leadership, autostima, empatia, adattabilità, etica, creatività e capacità d’ascolto.
Alcune di queste caratteristiche, tra cui la creatività e la capacità d’ascolto, potrebbero a primo impatto sembrare di poco conto o banali: al contrario però, se il mentore deve occuparsi di affiancare il proprio cliente durante il suo sviluppo, di conseguenza è necessario che il mentore stesso costruisca un rapporto con il proprio cliente al fine di aiutarlo al meglio tramite delle proposte più semplici. Queste ultime permetteranno di raggiungere delle soluzioni e dei risultati efficaci.
Il cliente quindi, d’altra parte, deve affidarsi al proprio mentore.
Ebbene, il metodo più classico con il quale il mentore lavora è il one to one, ossia il rapporto regolare faccia a faccia con l’allievo, di lunga durata. Questo tipo di rapporto può inoltre essere sia a distanza che ravvicinato.
D’altra parte invece, il mentore può inizialmente dare degli insegnamenti poco chiari al proprio alunno, che si riveleranno utili solo nel mezzo del percorso o alla fine per raggiungere i propri obiettivi.
Oltre a ciò, lo stesso mentore si occupa di dare degli insegnamenti anche sul piano sociale e personale al proprio allievo: quest’ultimo può infatti apprendere degli insegnamenti e delle nuove prospettive che può sfruttare, oltre che nei piani professionali, anche in quelli prettamente personali.
In campo interamente professionale invece, il mentore si occupa di favorire l’inserimento del cliente all’interno di una organizzazione.
Invece, all’interno degli istituti pubblici (ad esempio, la scuola), lo studente si occupa principalmente di studenti affetti da un disagio perenne e che di conseguenza li porta ad allontanarsi da tale istituzione: il compito del mentore, al contrario, è quello di riavvicinarlo e reinserirlo alla scuola e al mondo dell’istruzione.
Tutoring
Il tutoring consiste in un’attività che prevede l’accompagnamento del proprio alunno o studente, al fine di garantirgli un supporto emotivo e cognitivo.
Il tutor ha delle capacità di carattere professionale e che utilizza all’interno delle istituzioni scolastiche, al fine di dare sostegno e sicurezza ai propri studenti, a prescindere da quale grado di scuola frequentino.
Tale figura è infatti anche legalmente riconosciuta all’interno delle Università italiane.
Che cosa fa il tutor?
Ebbene, il tutor può anche fungere come figura mediatrice tra gli insegnanti e gli alunni: in questo caso infatti, il tutor interviene al fine di capire quali sono i disagi dello studente che accompagna, e successivamente suggerisce ai professori come comportarsi al fine di intervenire nel modo più corretto.
Tale lavoro richiede prettamente la capacità dell’empatia, e quindi dell’ascolto dell’alunno, in modo da poterlo aiutare successivamente.
Oltretutto, tale figura negli ultimi anni è stata anche accettata all’interno dell’E-learning, ossia dell’apprendimento via Internet. In questo ambito lavorativo professionale, il tutor si occupa di formare correttamente e cognitivamente uno o più studenti.
Differenze tra coaching, mentoring e tutoring
Come già anticipato, tutte e tre le figure lavorative sono professionali, e possono lavorare in più ambiti e con determinati target di clienti o alunni. Inoltre, le capacità tra il coach, il mentore e il tutor sono alquanto simili, ma vi sono determinate differenze fra di loro da sottolineare.
Una tra queste è infatti il loro rispettivo approccio lavorativo: tutti e tre lavorano infatti in modo differente, ed un esempio valido può essere il tutor e il coach, che a differenza del primo deve avere più compostezza e severità.
Una seconda differenza è anche la modalità di lavoro con una o più persone: vi è infatti la modalità del one to one, confrontata invece con una modalità di lavoro di gruppo.
Invece, delle differenze notevoli possono essere sottolineate per quanto concerne gli obiettivi posti dalle singole figure lavorative: il coach infatti mira esclusivamente al rafforzamento e miglioramento di alcune caratteristiche del cliente, senza imporre idee o determinati progetti.
Il contrario avviene nel caso di un mentore, che invece propone dei progetti finalizzati al miglioramento del proprio cliente, o che impone determinati insegnamenti utili per ottenere successivamente dei risultati.
Il tutor invece si distacca da entrambe le figure, in quanto pur avendo una funzione di supporto per il proprio cliente, è anche richiesto un lavoro di mediazione fra due figure all’interno di una istituzione, oltre che un lavoro di vera e propria formazione cognitiva di studenti.