Prima il computer; poi – soprattutto – internet, i social network e gli smartphone: benvenuti nell’era della comunicazione multimediale. Senza che ce ne rendessimo neanche conto siamo tutti diventati dei comunicatori multimediali. Adesso basta un telefonino: scattiamo immagini, giriamo video, registriamo audio. Poi li modifichiamo con le App, applichiamo effetti speciali, testi e/o adesivi; e infine li condividiamo sul nostro profilo social o lo inviamo tramite email o messaggio. E qualcuno, a sua volta, lo ricondividerà, modificandolo di nuovo, aggiungendo altri elementi personali, magari dei link.
Nel quotidiano siamo dunque immersi in un flusso continuo di informazioni multimediali, ipertestuali e interattive, al punto che non facciamo più distinzione tra queste tre caratteristiche che invece non sono la stessa cosa.
Eppure, conoscere molto bene le dinamiche della comunicazione moderna, gli strumenti e le tecnologie è diventato quasi un imperativo categorico per chiunque voglia fare impresa, dall’imprenditore, all’artigiano, al professionista: un conto è postare su Facebook le foto dell’ultima vacanza; un altro è padroneggiare i social network in modo professionale per portare valore alla propria attività (o a quella di un cliente).
Tanto più è diventato facile ed economico comunicare, tanto più è indispensabile farlo bene ed essere capaci di sfruttare le opportunità dei nuovi media per vincere la sfida dell’attenzione dell’utente finale.
Ecco perché sono sempre più ricercate figure specializzate come il responsabile della comunicazione o il Digital Media Strategist.
Il vantaggio della comunicazione multimediale
È facile capire che un’informazione che si avvale di molti media attira di più l’attenzione e risveglia meglio l’interesse di chi sta dall’altra parte.
Questo avviene non solo perché un contenuto multimediale alterna immagini statiche ad immagini in movimento o testo e suono. Avviene soprattutto perché la comunicazione multimediale, integrando tra loro media diversi, implica lo sviluppo di linguaggi diversi e di strategie diverse.
Il tutto racchiuso in un solo strumento, grazie alla tecnologia digitale – come ad esempio lo schermo di un computer o di uno smartphone – e utilizzabile nei campi più disparati:
- educazione
- sorveglianza
- commercio
- servizi bancari
- intrattenimento
- ricerca
- medicina
E non va dimenticato un altro importante vantaggio: la comunicazione multimediale permette un accesso rapido e facile a banche dati e d’informazione prima difficilmente raggiungibili.
Ipertestualità e interattività
Un ipertesto o un contenuto interattivo non è necessariamente un contenuto multimediale e un contenuto multimediale non necessariamente è ipertestuale o interattivo.
Ad esempio, uno spettacolo teatrale con attori in scena, proiezioni video ed effetti sono è multimediale ma non è interattivo: lo spettatore è passivo. Una lavatrice è interattiva (agendo sui tasti o usando un’App l’utente avvia, spegne o modifica il programma di lavaggio) ma con tutta evidenza non è multimediale. Un ipertesto, cioè un contenuto con link che rimandano ad altri testi o altre pagine web, è interattivo (non ha una struttura lineare e l’utente può “saltare” da un link all’altro) ma non è multimediale se contiene solo testo.
Affinché si possa parlare di comunicazione multimediale, quindi, è necessario che ci sia la compresenza di più mezzi di comunicazione in uno stesso supporto informativo e che questi mezzi siano in collegamento tra loro.
L’esempio classico è Wikipedia, la famosa enciclopedia web: a differenza di una normale enciclopedia cartacea, dentro Wikipedia ad ogni voce possono essere associati non solo la sua spiegazione testuale, ma anche fotografie, disegni, filmati, suoni, audio, rimandi ad altre pagine e contenuti.
Come si diventa esperti di comunicazione multimediale
Essere esperti in questo campo implica dunque possedere un mix di saperi: teorici, pratici e tecnologici.
Una buona base culturale, meglio se di tipo umanistico, è senz’altro utile. Ma poi è necessario sapersi districare tra conoscenze più specifiche, come ad esempio la SEO (Search Engine Optimization), il web design, i programmi e le applicazioni di grafica, gli strumenti di analisi dei dati, il Social Media Management, il Community Management, eccetera.
Perché multimedialità, spesso, significa anche multicanalità: per comunicare sul web occorre anche essere capaci di trasformare un contenuto per adattarlo ai diversi canali sui quali dovrà essere pubblicato (blog, post social, podcast).
Per chi intenda lavorare in questo ambito, un primo step può essere un corso di laurea triennale come quello in Comunicazione e Multimedialità dell’università telematica Mercatorum.
Con questo percorso di studi si mettono le basi culturali, teoriche e pratiche sulle quali costruire una formazione in grado di rispondere alle esigenze di un settore in rapidissima evoluzione: quello dei nuovi media, dai quali non possono più prescindere editoria, giornali, cinema, radio, televisione, piattaforme web, blog, social, eventi culturali e comunicazione d’impresa.
Multimedialità nel lavoro e nel tempo libero
Per chi non deve intraprendere un nuovo percorso di studi, ma vuole solo aggiornare le proprie competenze informatiche (alla base della comunicazione multimediale), esistono corsi che aiutano ad acquisire le nuove abilità digitali da applicare nel proprio lavoro o da sfruttare nel tempo libero.
Nel catalogo Fiorerosalba.com si trovano corsi più o meno specifici adatti a docenti, ATA, studenti, professionisti, giornalisti, come ad esempio il corso Expert, che è un corso versatile, adatto praticamente a tutti.
Il corso prepara agli esami per il conseguimento della certificazione PEKIT Expert, che oltre ad essere riconosciuta dal MIUR risponde ai requisiti del DigComp 2.1, il modello UE che definisce i parametri per la valutazione del livello di competenza digitale dei cittadini europei. O in alternativa della ECDL.
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