Operatori Beni Culturali, dal Pnrr una boccata d’ossigeno

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Sai quanto vale il patrimonio culturale italiano? Alcuni anni fa la Corte dei Conti ha provato a fare una stima ed è uscita fuori la bella cifra di 986 miliardi di euro. Opere d’arte, biblioteche e archivi da soli valgono 174 miliardi di euro (il 10,4% del nostro Pil). Ma si può ben dire che il valore dei nostri beni culturali sia inestimabile. Possediamo circa due terzi del patrimonio culturale mondiale e deteniamo (ottobre 2022) il maggior numero di siti inclusi nella lista Unesco dei patrimoni dell’umanità: ben 58 siti, contro i 56 della Cina e i 51 della Germania.

E non è finita qui. Il Fai (Fondo ambientale italiano) ha censito oltre 4.000 musei, 6.000 aree archeologiche, 85.000 chiese soggette a tutela, 40.000 dimore storiche, ai quali vanno aggiunti parchi, riserve e paesaggi naturali. In breve: ogni 100 chilometri quadrati in Italia si contano mediamente oltre 33 beni censiti. Tanta abbondanza rappresenta una ricchezza, ma anche un costo: il 18% del territorio italiano – più di 55.000 chilometri quadrati – è soggetto ad attività di tutela da parte dello Stato e amministrare parchi, musei, chiese richiede investimenti per la manutenzione, il restauro, la sorveglianza, la gestione ordinaria.

E qui l’Italia fa un po’ meno bella figura: siamo al penultimo posto (dietro la Grecia) per percentuale di spesa pubblica destinata alla cultura e la stessa Corte dei Conti ha recentemente denunciato la scarsità dei fondi stanziati rispetto all’entità del patrimonio culturale esistente. Molte speranze gli operatori del settore ripongono nel Pnrr, il piano nazionale di ripresa e resilienza che punta a incrementare il livello di attrattività del sistema turistico e culturale del Paese mettendo in campo ingenti investimenti per ammodernare, digitalizzare e migliorare la fruibilità dei beni culturali.

 

 

Riqualificazione degli operatori culturali

 

C’è anche un capitolo dedicato alla riqualificazione degli operatori culturali dei quali, per altro, il nostro sistema è grandemente carente: solo il MIC (Ministero della Cultura) è sotto organico di oltre 8.000 unità. Si tratta di personale di varia natura (dirigenti, funzionari, bibliotecari, archeologi, restauratori ma anche addetti alla vigilanza, archivisti, assistenti alla fruizione e all’accoglienza) che il MIC vuole reclutare di qui al 2024 e per questo ha varato un piano triennale di assunzioni.

Diversi concorsi sono già in programma e probabilmente ne verranno banditi anche a livello locale: non bisogna dimenticare, infatti, che anche comuni, province e regioni hanno il loro bel patrimonio culturale da gestire e amministrare.

Il Pnrr destina oltre 6 miliardi di euro alla Cultura (considerata un asset centrale della politica economica italiana), suddivisi in quattro macro-aree:

 

  • Patrimonio culturale per la prossima generazione”,
  • Rigenerazione di piccoli siti culturali, patrimonio culturale religioso e rurale”,
  • Industria culturale e creativa 4.0”
  • Piano Strategico Grandi attrattori culturali’.

 

Vale la pena di farsi trovare pronti (magari con un corso ad hoc per operatore di beni culturali) visto che il binomio turismo-cultura continuerà ad essere una delle voci più importanti del Pil nazionale e dunque settore trainante dell’economia e dell’occupazione.

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Rosalba Fiore

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