Sapevi che si può fare la birra con il pane? Beh, io no. L’ho scoperto quando sono venuta a conoscenza della Birra 166, ribattezzata birra antispreco perché prodotta utilizzando il pane invenduto recuperato dai panifici.
È un’iniziativa della Onlus Iopotentino che, attraverso il progetto Magazzini Sociali Solidarietà Circolare, porta avanti una serie di iniziative per la lotta allo spreco e il recupero delle eccedenze alimentari, anche attraverso la loro trasformazione. (Se vuoi saperne di più, puoi leggere l’intervista a Valentina Loponte https://www.fiorerosalba.com/la-birra-antispreco-si-chiama-166/responsabile del progetto).
Questa esperienza mi ha fatto venire voglia di approfondire il problema dello spreco alimentare. Ho così scoperto da una recente ricerca che il 2023 è stato un anno positivo da questo punto di vista. C’è stata un’inversione di tendenza, per cui lo spreco di cibo è diminuito in tutto il mondo. In Italia, per esempio, nel 2021 si sprecavano circa 750 grammi di cibo a settimana; nel 2022 674,2; nel 2023 469,4.
È sicuramente una buona notizia.
Spreco alimentare
Lo spreco alimentare non è solo un dilemma etico, nel momento in cui nel mondo tante persone soffrono la fame. Buttare via il cibo è anche anti-economico e anti-sostenibile: si buttano via l’acqua e l’energia utilizzate per produrlo; si consuma inutilmente del suolo; si producono emissioni inquinanti in più del necessario; si spendono soldi per prodotti che poi finiscono nella spazzatura.
È il segno che c’è maggiore consapevolezza e sensibilità, per cui le persone (cittadini, ma anche imprese e artigiani) cercano di fare la propria parte.
Ma c’è anche una cattiva notizia. Tra i motivi della diminuzione dello spreco alimentare c’è la crisi economica. L’inflazione e la diminuzione del potere d’acquisto degli stipendi spinge le persone a consumare meno e, di conseguenza, a sprecare meno.
Cosa fare contro lo spreco di cibo?
Resta che ognuno di noi può fare la propria parte. Gli amici di Magazzini Sociali mentre combattono lo spreco alimentare recuperando cibo che altrimenti andrebbe al macero aiutano le persone in difficoltà. E questa è una cosa che si può fare quando associazioni e istituzioni si uniscono per una causa comune.
Ma anche il privato cittadino può dare il proprio contributo tutti i giorni, perché si può vivere a spreco zero, come dal 2010 invita a fare la campagna pubblica di sensibilizzazione Spreco Zero.
Tra le numerose iniziative che si svolgono nell’ambito di questa campagna segnalo la Giornata Nazionale di prevenzione dello spreco alimentare, il Premio “Vivere a spreco zero” (al quale possono candidarsi enti pubblici, imprese, scuole, cittadini e associazioni e il cui focus, per l’edizione 2024, sono le azioni e le soluzioni contro gli eventi estremi provocati dai cambiamenti climatici nel sistema agro- alimentare) e lo Sprecometro, una sorta di campionato nazionale dedicato alle scuole: vince quella che riesce a ridurre maggiormente lo spreco pro capite.
Perché poi, alla fine, è da lì, dalle scuole e dalle nuove generazioni, che bisogna cominciare, no?
Rosalba